Chi sono

Ci sono momenti in cui le parole sono difficili da trovare. Cerco un luogo in cui escano fluide, perché è tutto più facile quando si vede nero su bianco.

Nella vita faccio finta di fare la farmacista. In verità, sono ancora convinta che ci sia un angolo di fama tutta per me, perché queste aspettative mi stanno strette. E anche perché i quindici minuti che spettano a ciascuno di noi mi sembrano un po’ troppo pochi. Proprio per questo faccio musical: sogno Broadway mentre agli spettacoli vengono solo a vederci i parenti.

Poi, sempre perché ho fatto solo finta di fare la farmacista e la sceneggiata comincia a starmi stretta, ora voglio lavorare nel digital marketing. Non è che mi sia svegliata la mattina con questa idea dopo uno strano sogno, ma con il tempo ho un po’ unito i puntini tra ciò che mi è sempre piaciuto fare nella vita: scrivere (vedi il blog), esplorare i social media, comprendere i meccanismi delle pubblicità, ecc. Forse, in tutto questo l’aspetto che mi attira di più è restare dietro le quinte e cercare di influenzare gli altri. Nel bene, s’intende.

L’aspetto negativo è che voglio approcciarmi a un settore in cui il networking e la socialità sono essenziali, mentre io mi struggo e mi crogiolo nella mia inadeguatezza sociale, croce e delizia della mia esistenza. Croce perché a volte è una disgrazia, delizia perché, altre volte, mi ci trovo benissimo.
O forse sono solo molto lunatica. Tratto tipico del mio segno, i pesci, che mi descrive abbastanza correttamente, con tutti i suoi pro e i suoi contro.

Se sei arrivato su questo blog e hai intenzione di leggerti qualcosa, forse avrai bisogno di una piccola legenda, per capire di chi/cosa si stia parlando, soprattutto negli articoli in cui racconto la mia vita personale. Quindi, ecco una breve guida per orientarti tra gli strani nomi che potresti trovare (rigorosamente inventati, perché non voglio essere riconosciuta in questo luogo mistico che è il web).

Madre


Si tratta ovviamente della mia mamma. Spesso non mi riferisco a lei come “la mia mamma” o “mia madre”, ma è semplicemente “madre”, da leggersi con la stessa pronuncia ed accento di Jean Claude, di Mai Dire Gol.

Le tope


Le amiche di sempre. Gruppetto inossidabile che ama la baldoria. Carine fuori, camioniste dentro, ci sosteniamo a vicenda nel lungo percorso che ci ha portate alla soglia dei 30 anni. Confido che andremo decisamente oltre, sempre insieme.

Le capre


Le due compagne di viaggio che percorrono con me la tortuosa strada che caratterizza la vita di una musical addicted.

Gnina (la cagnina)


Un cocker spaniel del 2013, amore della mia vita ed inesauribile fonte di gioia. Con l’usta (termine bolognese per grazia, destrezza) di un elefante in una cristalleria, l’esuberanza di una faina strafatta di crack e la russata di un grizzly in letargo.

Adolfa


Golden retriever con una macchia nera sotto il naso che ricorda la forma dei famosi baffetti. Temperamento dittatoriale che ricorda quello che portava i suddetti baffetti. Una classe 2018 che ha monopolizzato la casa e le attenzioni di tutti, con scenate di gelosia degne dei migliori film drammatici. Date un Oscar al mio cane!

Ciuri


Cane siculo nato nel 2021 e arrivato nella nostra dimora dopo una lunghissima e logorante staffetta che in un qualche modo deve averlo condizionato. Dona amore incondizionato, ma non sa dosare la sua forza. Si emoziona troppo facilmente e quando viene separato dall’Adolfa piange in maniera incontrollata.

Retti/Vecchia Pazza


Una gatta bianca e nera, in stile Silvestro dei Looney Toons, trovatella del 2009 e raccattata davanti ad un ristorante cinese. L’aneddoto riscuote sempre molto successo tra i gli ospiti. L’avanzare dell’età sta trasformando il suo carattere da pucciosa ed amorevole in egoista e vendicativa. Il suo nuovo soprannome, infatti, è Vecchia Pazza.

Fetente Nero


Una sera stavo seduta sul divano accarezzando questo gatto, quando ad un tratto danno la pubblicità del fondente nero Novi e da lì ho iniziato a chiamarlo Fetente Nero. È un “giovincello” del 2016, la fioraia del paese in cui lavoravo era entrata in farmacia, chiedendo se qualcuno volesse un gatto nero. Non potevo dire di no.

Pandiglio


All’alba del 2024 abbiamo ampliato la famiglia con un coniglio bianco a macchie nere, che lo fanno assomigliare un po’ a un panda. L’attitudine in realtà è altamente dispotica. Rosicchiatore di cavi e caviglie, lo studio è il suo regno e di ritirarsi nelle proprie stanze (la gabbietta) per la notte è l’offesa più grande che possa subire. E ce la fa pagare trasformandosi in coniglio mannaro e scuotendo le sbarre fino al mattino.

Mongol


Pappagallino inseparabile. Ai tempi era pressoché unica nota di colore, considerando che il cane è nero, il gatto è nero e la gatta è bianca e nera. Lui era giallo e arancio. Un pugno in un occhio, in pratica. Cinguetta e scirla (termine bolognese che indica un cinguettio fastidioso) 24/7, per mia somma gioia.

Aggiornamento: purtroppo Mongol ci ha lasciati. Così, senza farci capire cosa avesse, in pochi giorni. E anche se mi stava ufficialmente sui coglioni, mi è dispiaciuto.

La lista potrebbe subire aggiornamenti e/o variazioni.

Per quanto riguarda i termini tecnici del dialetto bolognese, mi riservo di tradurli mano a mano che verranno usati.

Se vi fermate a leggermi, sarò contenta. Anzi, meglio dire che la mia parte egocentrica sarà contenta.

Giada